23/05/08

Russian Circle


Il soffio del vento che proverbialmente tira da Chicago non sembra affievolirsi, tanto più se prendiamo ad esempio la voce export nella categoria musica prodotta in città. Mike Sullivan e Dave Turncrantz danno vita ai Russian Circle nel 2004 forti del comune interesse per generi limitrofi ma anche apparentemente contrastanti, prendendo in prestito i volumi del metal, gli arrangiamenti minimali del jazz dei primordi e le atmosfere criptiche del post-rock, un suono che proprio nella windy city ha conosciuto i suoi momenti più esaltanti.

‘Il nostro suono è troppo ampio come spettro per essere infilato a forza in un sotto genere’ queste sono le parole del chitarrista Mike Sullivan, che certo non intende capitolare di fronte a dei banali parallelismi.

Il loro EP d’esordio autotitolato è stato un successo, sold out a pochi giorni dalla sua pubblicazione, un viatico al debutto esteso del 2006 – “Enter” – ancora un solido esempio di architetture post-rock e riff incastonati nella pietra. Credenziali che hanno permesso ai due di dividere il palco con Tool, Dalek, Daughters e Pelican.

“Station”, appena uscito per i tipi di Suicide Squeeze, è stato registrato a Seattle presso gli Studio Litho con il produttore Matt Bayles (Mastodon, Minus the Bear ed Isis), che ha rappresentato un’autentica spinta vitale nella riuscita del disco, un’intensità che in sala d’incisione ha costituito un altro elemento di valore nella calibrata miscela del gruppo. Da ricordare anche la presenza del bassista Brian Cook (These Arms Are Snakes / Botch), una delle figure più in vista dell’underground di Seattle e prezioso elemento aggiunto. Morgan Henderson dei The Blood Brothers è invece autore di un cameo al contrabbasso nel brano Xavii.

Se i Russian Circles muovono dall’eredità di “Enter”, “Station” offre la garanzia di un nuovo passaggio per la band, destinata ad emergere tra le realtà più convincente in ambito di rock sperimentale e chitarristico. Uno spettro il loro talmente ampio da far convergere i sostenitori di Neurosis, Melvins, Fucking Champs, Mogwai ed Explosions In The Sky in un’unica grande arena della mente.

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