09/07/08

Jay Reatard - The Singles '06-'07



Jay Reatard ha le stimmate del predestinato, sin dagli esordi con i Lost Sounds per In The Red - a memoria una delle più sconvolgenti creature neo-garage degli ultimi 10 anni – e passando per un gruppo a sua immagine e somiglianza come i Reatards, ha saputo codificare tutti gli aspetti più spigolosi del rock contemporaneo, prendendo in prestito elementi dal primigenio punk, dalla synth wave e da certo power-pop. Una somma per nulla algebrica, tanto che nelle sue mani ogni sottogenere assume caratteristiche indipendenti, andando a definire uno schizofrenico pop d’assalto, che tra i suoi scatti e le sue nevrosi è forse l’elemento chiave delle sue canzoni. Jay è di stanza a Memphis, Tennessee, altro indizio che fa una prova (dice nulla il nome di Elvis?), città altrimenti celebre per i suoi ottimi distillati al malto.

Influenzato per sua stessa voce da gruppi così diversi come The Clean, Wipers, Wire, Tall Dwarfs, Ramones, Urinals, Brian Eno, Adverts e The Verlaines; Jay è un rocker retro-futurista che con disarmante semplicità riesce a muoversi tra teen sound e lugubri intermezzi post-punk, provando ad affrontare a briglie sciolte circa un trentennio di musiche sotterranee. L’antologia di singoli pubblicata da In The Red - Singles 06-07, è evidente che il titolo non lascia nulla all’immaginazione – è una vera e propria altalena stilistica: le canzoni hanno un piglio tanto sbarazzino quanto furente, ed in questa dualità è da riscontrarsi tutta la morbosa freschezza di questo suono. E’ un bel sentire, sono brani che infettano il sistema nervoso, senza per questo essere stereotipati. Sin d’ora sono brani destinati ai posteri, per il loro impellente senso di classicità e sfascio giovanilista, iconografia rock’n’roll, come se piovesse.
Fresco della firma di un contratto con Matador – il cosiddetto viatico alla notorietà – Jay si impone come personaggio intraprendente negli ambiti della musica più fisica ed evocativa, un personaggio definitivo bagnato nel sacro sangue del rock’n’roll.


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