30/06/09

Andrew Weatherhall torna con un disco solista



E’ l’uomo che ha ricoperto di acido i Primal Scream all’epoca di "Screamadelica", l’artista che in qualche maniera ha firmato il trapasso di Warp dalla stagione dell’intelligent dance music a quella del recupero di una forte matrice wave (coi suoi Two Lone Swordsmen ha coverizzato addirittura "Sex Beat" dei Gun Club). Trasversale per definizione e necessità, Weatherall è un sopravvissuto della corrente acid house, l’uomo che ha detto la sua su Madchester ed ora si riscopre innamorato dei suoni rock’n’roll dei fifties. "A Pox On The Pioneers" è – incredibile a dirsi - il suo primo album solista, 30 anni di musica distillati in un singolo appuntamento. Weatherall ci tiene però a sottolineare come ogni forma d’arte, dalla pittura alla letteratura passando per il cinema, abbiano influenzato la sua opera. Ed in particolare fa riferimento alle storie sui gangster degli anni quaranta e cinquanta, che condensano in una scena od in una frase il trash e il pulp. "A Pox On The Pioneers" è Weatherall in pillole: l’uomo che si è scatenato dietro ad un mixer o ad una consolle, lavorando di cesello alla nuova cultura della musica da ballo, con la sua visione europeista di house e techno. A questo si aggiunge la riscoperta della canzone di protesta, pilotata da una chitarra blues, da una voce soul o da qualche complessino rockabilly. Andrew canta, suona la batteria e arrangia il tutto con la solita astuzia, rinunciando per buona parte al vizio del campionamento, per riscoprire una dimensione il più possibile analogica, che in qualche modo possa prendere in esame il groove della musica dance unitamente al rock più stagionato. Piccole citazioni dal catalogo della mancuniana Factory, tributi dispensati ai suoi gruppi preferiti di sempre (i Clash ed i Primal Scream), pillole di acida house dispensate con parsimonia. Fa tutto da sé Weatherall questa volta, non facendo certo rimpiangere i vecchi commilitoni e anzi ribadendo il vecchio adagio ‘chi fa per sé fa per tre’. Sembra un vecchio marinaio Weatherall oggi, il suo volto ed i suoi tatuaggi - Fail Me May, Sail We Must, da cui anche il titolo del pezzo che inaugura l’album – sono la fotografia di un uomo che ha precorso i tempi ed ora cavalca un’idea di musica che è unicamente sua.

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