26/06/09

Nebula



No news is good news. Spesso la ricerca affannosa del particolare inedito, dell’effetto sorpresa non ci permette di apprezzare a pieno chi artisticamente parlando continua a legarsi a salde credenze, riproponendo – seppure con spezie diverse – l’antico rituale del rock’nroll. Il nuovo album dei Nebula non lascia adito a dubbi, sin dal titolo "Heavy Psych" che in maniera programmatica introduce la nuova danza tribale del terzetto di Los Angeles. Eddie Glass (chitarra/voce ex-Fu Manchu) è ovviamente il depositario unico del marchio, avendo avuto al suo servizio una formazione spesso intercambiabile. Con il bassista/cantante Tom Davies (inglese, trapiantato in California nel 2004) ed il nuovo batterista Rob Oswald (della partita dal 2007, dopo trascorsi di lusso in altre imponenti realtà stoner come Karma To Burn e Mondo Generator) chiude il cerchio, tornando per di più ad incidere su Tee Pee, label iperattiva sul mercato del rock meno scolastico è più prossimo allo sconvolgimento mentale. Vintage è ancora una volta la parola d’ordine, come una collisione tra Blue Cheer, Amboy Dukes e Moving Sidewalks il disco si presenta in una bastarda fusione di prepotente psichedelia, riscoprendo le solite parate desertiche ed un utilizzo molto caratteristico del moog. Cosa che ci porta a pensare anche ad una lontana parentela con gli Hawkwind. Con una scrittura che apre anche ad elementi di musica tradizionale americana – non mancano certo intrecci dal sapore blues, come spruzzate southern boogie – "Heavy Psych" oltre ad essere una delle più alte espressioni del nuovo hard psichedelico americano è un disco che rivolta da capo a piedi la cultura del più estroverso rock: pillole di coscienza di strada ad alto voltaggio.

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