01/12/09

Nurse With Wound



Seguendo una strategia di mercato del tutto particolare, che in qualche maniera si allinea alle politiche del rock in opposition (si pensi ai benemeriti teutonici Faust) ed al reale sentimento do it yourself degli immensi Crass, i Nurse With Wound di Steven Stapleton propongono un’antologia memorabile, non fosse altro per il numero di pezzi scelti con certosino giudizio nella loro enorme discografia (ben 79!) ed il prezzo - davvero simbolico – con cui uscirà nei negozi di dischi. E’ un opportunità per riaffermare il verbo di questi bruti del collage musicale per riportare prepotentemente la musica che conta nei punti vendita specializzati, contrariamente a quello che è il trend del mercato, sempre più orientato allo sfrenato downloading ed all’acquisto on-line. Scelta politica innanzitutto, per preservare un grande patrimonio artistico. La band di Stapleton ha fatto a pezzi le istanze della musica industriale, incorporando progressivamente le innumerevoli passioni del suo leader. Una volta gemellati con i Current 93 di David Tibet (con i quali condividono ancora un forte sentimento etico), i Nurse With Wound si sono presto affrancati da tutto e tutti. Hanno portato alle estreme conseguenze gli effetti devastanti del cut-up sonoro, andando a disseppellire cadaveri illustri (rimarrà ancora vademecum fondamentale la lista di gruppi ‘base’ inclusa nel loro primo Lp), facendo spesso e volentieri il verso a personalità quasi intoccabili della musica vintage. In particolare Stapleton è ossessionato da Perez Prado, uomo e artista di cui colleziona maniacalmente le opere, e al quale ha anche dedicato un album tributo quanto meno sopra le righe. La paranoia passa dunque in alta fedeltà, con questa ironica ed orrorifica colonna sonora che è un focus sulla quasi trentennale attività del collettivo. Qui si scandaglia tra le bestie rare del Regno Unito, tra i signori del white noise divenuti poi sprezzanti ambasciatori della conoscenza. Senza mai darsi troppe arie. Un atto dimostrativo, fomentato dall’incurabile passione dadaista, una raccolta delle musiche impossibili del nostro tempo. Ma anche uno schiaffo morale a chi crede che l’industria de disco sia irreparabilmente in mano alle grandi corporazioni. Cattivi maestri ora e sempre!

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