28/07/10

Oku, l'album di King Bleso and The Voodoo Soul Unlimited

Se dopo il remake americano ambientato a New York, si decidesse di fare una (improbabile) versione salentina della serie tv poliziesca inglese ‘Life On Mars’, la colonna sonora sarebbe firmata senza dubbio King Bleso and The Voodoo Soul Unlimited. I groove di Oku infatti catapultano nel passato con continui flashback dal sapore anni ’60 e ’70, ma in una versione piena di indizi che conducono ai nostri tempi...
Dietro King Bleso and The Voodoo Soul Unlimited c’è Gopher Wastasi, ossia Dario Troso (1971). Conosciuto dai più semplicemente come Gopher, l’artista salentino ha mosso i suoi primi passi musicali sulla scena punk degli anni ’80. Negli anni ’90 è stato uno dei membri fondatori prima dell’Isola Posse All Stars, gruppo seminale del rap in italiano, poi dei Sangue Misto, il nome di culto per eccellenza dell’hip hop di queste parti. Di seguito, richiami di sangue (e dialetto) lo hanno condotto naturalmente nei Sud Sound System, di cui ha fatto parte tra il 1995 e il 1998. Negli ultimi anni inoltre ha collaborato a più riprese con la Fluid Video Crew tra l’altro firmando coi Brutopop la colonna sonora di Italian Sud-Est (2003), lungometraggio selezionato al 60° Festival di Arte Cinematografica di Venezia.
Ma il nuovo capitolo di questo variegato iter artistico raccoglie l’eredità diretta del suo predecessore: King Bleso, dopo aver esordito nel 2008 con il dub-jazz di Echo Of Blue, si ripresenta infatti rilanciando appieno lo spirito funk di Unto Ke (altro alias di Gopher, usato dal 2004 al 2006) ma col valore aggiunto dei Voodoo Soul Unlimited, un combo di musicisti chiamati a raccolta per l’occasione.
In Oku (La Sapore prod.) gli strascichi degli esordi punk di King Bleso convivono proprio con le evoluzioni della sua passione per il rap (su tutto vedi appunto il funk), senza dimenticare le radici (c’è una cover di Sittin’ On My Sofa dei Kinks e una versione “psycho” di un blues firmato Skip James, 4 O’clock). Ma l’elenco dei riferimenti è lungo: l’attitudine dei Clash (What’s My Name è ispirata all’omonimo brano di Joe Strummer e soci), il tappeto sonoro dub in stile Studio One, il groove della blaxploitation, il suono vissuto di quella grossa fetta della scena garage dei Sixties che abusava del fuzz, l’afro-funk di Ghana e Nigeria degli anni ’70 fino al reggae, qui tramutato in tutt’altro, nel brano omaggio a Gregory Isaacs, Rock Away.
Così Oku in un colpo solo è tribale, urbano, ruvido, storto, psichedelico e cool!
Prodotto e arrangiato da King Bleso, l’album si avvale dell’apporto di vari musicisti tra cui Sotu Tetsune, alias di Luca Tarantino, musicista di formazione classica dotato di una versatilità che gli permette di destreggiarsi tra musica antica, etnica ed elettronica. Tarantino In Oku oltre a suonare basso e chitarra ha contribuito all’arrangiamento e al missaggio di più brani. Ma nell’album ci sono anche il sassofono di Salvatore “Pastina” Pasca (a.k.a. Sax-P), il flauto di Giulio Bianco, i sintetizzatori di Enzo e Gianni Lofrano (Smania Uagliuns), la voce di Suz nel pezzo più pop dell’album, Just Because, e la soul singer Gloria Turrini nel brano che non sfigurerà nei club più black, Damn, I’m So Sure.

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