03/09/10

"1,000 Years" splendido disco solista di Corin Tucker delle Sleater Kinney




Non sempre la parola fine indica qualcosa di definitivo. Spesso le cose si rigenerano, assumendo nuove identità, prospettive. Nel particolare, dopo lo scioglimento delle Sleater Kinney, qualcuno temeva che le tre protagoniste del più frizzante indie-rock al femminile del decennio trascorso non potessero ricreare la magia originale, in autonomia. Invece Corin Tucker, una delle voci riconoscibili della band, torna ad emozionarci, confezionando un lavoro con formazione inedita, da oggi sua nuova ed omonima band, dopo 11 anni sotto la stessa ragione sociale, il coraggio e la voglia di sfidare la sorte, almeno quella artistica. Il tanto atteso debutto della Tucker è così una garanzia nelle sue turbolente volte pop emozionali, un gioco fatto di rimandi storici e soprattutto una piattaforma ideale per canzoni che parlano una lingua propria, distinta. Dalla natia Portland, Oregon, la nostra pone i primi mattoni di un edifico che si rivelerà solidissimo. Inizia tutto con un benefit show e con l'aprezzamento degli amici più intimi, da qui lo sprono a dar seguito a quella singolare apparizione. Ed è così che Corin riabbraccia seriamente l'idea di tornare nel buisiness, magari dando forme ancora più virtuose alla propria musica, senza rinunciare all'intesità che a lungo ha caratterizzato la parabola artistica delle Sleater Kinney.
E' un affare più sofisticato il suo esordio, che non poteva che essere sponsorizzato da Kill Rock Stars. Sono canzoni alimentate dal fuoco sacro del post-punk, laddove c'è la poesia di una giovanissima Patti Smith, unitamente alla versatilità del rock'n'roll più sonico e a certi passaggi pianistici che addirittura ci riportano all'Amanda Palmer dei Dresden Dolls. Ascolterete brani impeccabili, circondati dalla grazia degli archi (violino e violoncello), da un soave pianismo (la conclusiva Miles Away) e dall'uso mai ingombrante delle percussioni. C'è ancora tanta urgenza nella scrittura della Tucker, una manifestazione della sfera personale, un'intimità ricercata attraverso sottili giochi di luce. Un ritorno di quelli memorabili.

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