28/02/13

Baba Sissoko ed il 'sentito' dialogo con la madre





Baba et sa maman rappresenta molto più che un disco di musica maliana tradizionale. Innanzituto è un omaggio alla storia e alle radici familiari: nella fattispecie, quelle di un grande griot, maestro della parola, figlio e nipote di coloro che per mezzo secolo sono stati a capo di una casta del tutto speciale in Mali, tanto temuta quanto venerata. Ma è soprattutto un omaggio alla madre, con tutte le accezioni allegoriche che questa figura porta con sé nella secolare tradizione mandingo: «La natura ha dato forza alle donne, che sono come un altro dio sulla terra per noi figli» cantava diversi anni fa in “Bimoko”. «La mamma è come la terra, come la foresta, come il sale; la mamma è come la luna piena nella notte.» 

Sono stati necessari diversi anni per mettere in piedi questa magia. Da un lato la distanza geografica (Baba si è trasferito quindici anni fa in Italia), dall’altro la mistica dei sentimenti, che nei grandi progetti, segue direttrici temporali senza regole né raziocinio. Scrive lo stesso Baba nelle note interne del disco: «Non avevo fretta, perché sono un tipo paziente, ed ho imparato a casa, attraverso la mia educazione, che quando ami e senti davvero qualcosa hai tutto il tempo per realizzarlo.» L’occasione ha preso forma durante l’ultimo soggiorno a Bamako. Lì, presso i mitici studi Bogolan, ha chiamato a raccolta il nipote Djime - come lui virtuoso del liuto tradizionale ngoni, da anni al servizio di personalità come Toumani Diabate e Afel Bocoum - e il meraviglioso Zoumana Tereta, il più grande suonatore vivente del violino monocorde soukou, già al fianco di altri giganti maliani come Oumou Sangare e Bassekou Kouyate.

Antiche melodie mandingo, solenni, tetragone, spirituali, le stesse che Baba sentiva cantare nei suoi ricordi di bambino, tornano finalmente a nuova vita attraverso arrangiamenti ridotti all’essenziale; pura magia acustica radicale, senza sovraincisioni o trick da studio. Solo la voce dolce e austera di Djeli Mah Damba Koroba, accompagnata dagli ancestrali cordofoni bambara e le percussioni tradizionali, il tutto sotto la direzione dell’unico e inimitabile maestro Baba Sissoko.

Un disco speciale che, attraverso i suoni della memoria, utilizza un linguaggio la cui percezione ci appare sin da subito comprensibile e familiare. A prescindere dalle differenze di luogo, ceto e cultura. «È grazie alla mia famiglia che ho imparato cosa significa rispetto. E quando si capisce cosa significhi davvero rispetto, si entra in possesso di una chiave che è in grado di aprire le porte del mondo.»   





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