28/05/13

Il fragoroso ritorno dei tre Oblivians!



In The Red è orgogliosa di presentare il nuovo album in studio degli Oblivians, il loro primo dal lontano 1997, quel ‘Play Nine Songs with Mr. Quintron’ che chiuse definitivamente un’epoca.

‘Desperation’ raccoglie l’eredità della band rappresentando così un continuum temporale con il suo passato. Una pratica che si condensa in 14 brani pregni del loro distinto soulful e trashy garage-blues, definito in parti uguali dal rock ’n’ roll dei fifties, dal primigenio garage dei ’60, dal Memphis soul, dal Delta blues e finanche dal punk in stile Killed By Death (la serie di compilation che avrebbe riportato alla luce oscurità del periodo post-77). E non meravigliatevi di ascoltare anche una cover di uno standard  cajun zydeco in questo marasma, tanto è ricca l’offerta dei ritrovati Oblivians.

Come ci tiene a specificare lo stesso Greg Oblivian  “tra il nostro ultimo album come band del ’97 ed ora, molta acqua è passata sotto i ponti. Ognuno di noi ha perseguito la propria strada, dando respiro alle personali passioni musicali, con obiettivi chiaramente distinti. A dire il vero mi è sempre mancata la dinamica con cui Jack ed Eric sapevano accompagnare la mia scrittura. Come del resto mi mancava l’avere carta bianca rispetto alle loro composizioni, potendo così aggiungere del mio. Ho suonato con un numero importante di grandi musicisti nel frattempo, ma – inutile dirlo – è stato difficile raggiungere certe vette od una coesione ideale. Le dinamiche tra di noi erano qualcosa di singolare. Così, nel corso degli anni e durante le occasionali rimpatriate per un festival od un party speciale, l’idea ha iniziato a prendere forma, quasi un’ ossessione che si manifestava nella mia testa: registrare un nuovo disco. Voglio dire, qualora continui a suonare come una band è naturale avere l’esigenza di scrivere nuove canzoni per dare maggiore densità alle tue performance. Per quanto ci piacesse suonare assieme, la cosa di cui sentivamo maggior bisogno era il comporre all’unisono. Questo è esattamente quello che desideravamo, la missione può dirsi compiuta”.




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